Se Ada d’Adamo, vincitrice del Premio Strega con Come d’Aria, un manifesto sulla disabilità crudo e toccante come poco altro è stato scritto sul tema nel nostro paese, fosse stata presente venerdì a Carbonia, avrebbe sicuramente pensato che tutto ciò che il Naba è riuscita a creare per l’anniversario dei suoi 10 anni, potrebbe, con molto lavoro e molto sacrificio, accadere ovunque.
Basterebbe cancellare i confini della mente, le barriere della vita, i pregiudizi di un mondo che parla di diversità per utilizzare un nuovo linguaggio e una nuova razionalità. Ci vuole sacrificio, ossia ciò che l’associazione ha messo in campo in mesi e mesi di lavoro ed organizzare una serata che avrebbe potuto durare per sempre. Dove tutti erano tutto, nella quale si giocava in mezzo alla schiuma, ci si truccava a festa per l’occasione, si viaggiava su un treno dei sogni, si cantava alla vita.
Abbiamo tutti abbandonato sui divani, come direbbe d’Adamo, le sagome delle nostre solitudini per rinserrarci nell’armatura di un abbraccio che ci avrebbe reso invincibili. Un abbraccio collettivo, che andrebbe attribuito più e più volte durante l’anno a tutti coloro che lottano contro gli ostacoli che ci pone un’esistenza faticosa e a tratti limitante. Per ore e ore non è esistito nulla se non l’essersi sentiti parte di qualcosa di magico ed inclusivo, accompagnato da una musica del cuore, dai sorrisi di chi era lì per gridare che ci siamo tutti e che tutti meritiamo il nostro posto nel mondo.
Il Presidente Andrea Deiana e il direttivo Naba ci hanno stretto tra le loro ali e di fianco alla generosità che dimostrano sempre nei confronti dell’altro e ci hanno portato con loro in questo viaggio che oltre le 24 ha riempito una Piazza Roma gremita e accalorata non dalle temperature, ma dal tepore che arrivava dal palco e da tutto il contorno.
Libertà è partecipazione? In questo caso è certamente un po’ inclusione.
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